NERO DI TROIA: VINO ARISTOCRATICO

All’Uva di Troia, il vitigno autoctono pugliese, viene attribuito anche il nome Nero di Troia dovuto all’alta carica polifenolica contenuta nelle bucce, conferendo al vino un colore rosso rubino intenso che, a volte, può sembrare anche “nero”.

Il vitigno dalle origini antiche, legato a leggende mitologiche dove si vede Diomede assumere un ruolo rilevante come diffusore della civiltà specie nell’Adriatico. Sbarcato sulle rive del promontorio del Gargano portò tralci di vite, provenienti dall’antica città di Troia o Ilio un antico sito storico dell’Asia minore geo localizzato nello Stretto dei Dardanelli, all’imperatore Federico II di Svevia che soggiornava nelle sue tenute in Puglia, e durante le lunghe giornate di caccia con il falco amava degustare il corposo vino.

Documenti storici descrivono il Nero di Troia un vino aristocratico, perché nel 1533 la città di Troia (comune della provincia di Foggia) fu acquistata dai marchesi D’Avalos i quali venuti a conoscenza di questo vino e del l’adattamento pedoclimatico vollero incrementare la coltivazione nelle aree circostanti.

Il vitigno si diffuse notevolmente verso la costa Adriatica e precisamente nella provincia di Foggia fino a raggiungere il promontorio del Gargano e ascendere verso sud nella provincia  B.A.T. (Barletta-Andria-Trani).

L’uva di Troia non ha brillato di luce propria da subito, il vino data la sua potenza alcolica e polifenolica è stato utilizzato come correttore per molti vini più deboli.

La sua riscoperta a portato i produttori di uva di Troia a vinificarlo in purezza perché si è dimostrato che si ottengono vini di altissimo livello qualitativo. Nell’ultimo trentennio la presentazione del Nero di Troia nelle manifestazioni di interesse internazionale come Vinitaly, Prowein, Anuga Food, ha suscitato curiosità e grande interesse e altrettanti giusti riconoscimenti.

Quando si parla di Puglia, spesso si pensa a primitivo e negroamaro. Ma sappiamo che non è più così, a dare visibilità anche al vino Nero di Troia, è Antonio Riontino, già miglior sommelier della Puglia, che ha ideato un apposito concorso per trovarne l’ambasciatore ideale di questo fantastico vino. Al party sul nero di troia l’Associazione Italiana Sommelier ha scelto, dopo una selezione tra prove scritte e pratiche durate un’intera giornata,  Carlo Pagano come sommelier ambasciatore nel mondo del vino Nero di Toria e proprio Carlo Pagano descrive così il Nero di Troia: <Grande vitigno, aristocratico, ricco di storia. Trova la collocazione migliore nella zona della Daunia e delle Murge, regalando, a seconda degli areali di coltivazione, caratteristiche diverse. Rispetto ai cugini primitivo e negroamaro, riesce a donare vini con propensione all’invecchiamento, data la naturale dotazione di polifenoli. Regala vini meno “piacioni”: per questo i francesi videro bene di utilizzarlo come vino da taglio per arricchire i propri!

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